Cucina Vegana - Vegetariana
a cura di
Linda Pizzuto
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No a latte e uova. Perchè?25/09/2010
Perché molti vegetariani decidono di rinunciare anche al latte e alle uova e derivati, diventando così vegani? Non è solo una questione di sfruttamento degli animali coinvolti. Ma di uccisione. Perché anche il consumo di latte e uova implica, necessariamente, l'uccisione di animali. Non gli stessi individui che producono questi "alimenti" (o almeno, non subito), ma loro simili, i loro figli, che devono morire affinché questa produzione sia possibile. E' matematicamente, statisticamente, economicamente impossibile produrre latte e uova senza uccidere un altissimo numero di animali. Il latte Molti credono che già con la scelta latto-ovo-vegetariana non si uccidano animali per mangiare, e che la scelta di non consumare nemmeno i loro prodotti ottenuti "senza uccidere" sia un "di più", magari lecito e ammirabile, ma comunque un "di più". Invece, non è così. Latte e uova (e anche miele) non si possono materialmente ottenere senza uccidere animali. E' per questo che chi decide di fare la scelta vegetariana per salvare gli animali, una volta informatosi meglio, si rende conto che deve fare la scelta vegan, ciascuno coi suoi tempi e modi. Il latte contiene calcio, utile alle ossa, e per questo viene consigliato, ampiamente consigliato, per l'osteoporosi. Ma contiene anche proteine animali, acide, che, per essere smaltite, consumano calcio. Il latte presta un pò di calcio, ma le proteine del latte, sommate a quelle provenienti da carne e pesce, costringono l'organismo a sottrarre calcio all'osso per poter provvedere al loro smaltimento. Il latte, dunque, è l'alimento ideale, ma solo per il lattante, e solo il latte umano! Di seguito sono elencati alcuni problemi correlati al consumo di latte in adulti e bambini. * Carenza di ferro: il latte ha un bassissimo contenuto di ferro (0.2 mg/100 mg di latte), e per riuscire a raggiungere la dose di ferro raccomandata di 15 mg al giorno, un bambino dovrebbe bere 7.5 litri di latte. In aggiunta, il latte è responsabile di perdite di sangue dal tratto intestinale, che contribuiscono a ridurre i depositi di ferro dell'organismo. * Diabete Mellito: su 142 bambini diabetici presi in esame in uno studio, il 100% presentava nel sangue livelli elevati di un anticorpo contro una proteina del latte vaccino. Si ritiene che questi anticorpi siano gli stessi che distruggono anche le cellule pancreatiche produttrici di insulina. * Calcio: la verdura a foglia verde, come la cicoria, la rucola, il radicchio e la bieta, è una fonte di calcio altrettanto valida, se non addirittura migliore, del latte. * Contenuto di grassi: ad eccezione del latte scremato, il latte e i prodotti di sua derivazione sono ricchi di grassi saturi e colesterolo, che favoriscono l'insorgenza di arteriosclerosi. * Contaminanti: il latte viene frequentemente contaminato con antibiotici, ormoni della crescita, oltre che con gli erbicidi e i pesticidi veicolati dal foraggio. Inoltre i trattamenti di sterilizzazione permettono in realtà la sopravvivenza nel latte di germi, e la Direttiva Europea 92/46/CE stabilisce un limite non superiore ai 100 mila germi per ml. La stessa Direttiva ammette anche un contenuto non superiore a 400 mila per ml di "cellule somatiche", il cui nome comune è "pus". * Lattosio: molti soggetti di razza asiatica o africana sono incapaci di digerire lo zucchero del latte, il lattosio, con conseguenti coliche addominali, gas e diarrea. Il lattosio, poi, se viene digerito, libera il galattosio, un monosaccaride che è stato messo in relazione con il tumore dell'ovaio. * Allergie: il latte è uno dei maggiori responsabili di allergie alimentari: durante la sua digestione, vengono rilasciati oltre 100 antigeni (sostanze che innescano le allergie). Spesso i sintomi sono subdoli e non vengono attribuiti direttamente al consumo di latte, ma molte persone affette da asma, rinite allergica, artrite reumatoide, migliorano smettendo di assumere latticini. * Coliche del lattante: le proteine del latte causano coliche addominali, un problema che affligge un lattante su cinque, perché se la madre assume latticini, le proteine del latte vaccino passano nel latte materno. In 1/3 dei lattanti al seno affetti da coliche, i sintomi sono scomparsi dopo che la madre ha smesso di assumere questi cibi. Il latte vaccino può essere tranquillamente sostituito con prodotti di origine vegetale, il latte vegetale appunto, che ha caratteristiche nutrizionali migliori di quelle del latte vaccino: latte di soia, di riso, di avena, di mandorle. Poiché ne esistono svariate marche, non sempre simili come sapore, è consigliabile provare marche differenti e scegliere quella che ha le migliori caratteristiche gusto-prezzo. Perché la produzione di latte comporta l'uccisione di animali (a parte le mucche da latte stesse, a fine carriera)? Per far produrre latte alla mucca occorre farle partorire un vitellino. Uno ogni anno, o ogni due, in ogni caso, se il vitellino è maschio non potrà vivere come "mucca da latte", perciò vivrà qualche mese e poi verrà macellato. Mentre i bufaletti fanno la stessa fine dei pulcini, ammazzati, o lasciati morire, appena nati. I maschi si uccidono, si lasciano lungo le strade, è "normale", non servono, non danno latte. La maggior parte degli allevatori semplicemente lascia morire di fame i neonati, cioè li allontanano dalla mamma subito dopo il parto e non danno più attenzione. Muoiono! Ci sono quelli che li sotterrano vivi e ci sono quelli che li buttano nella fossa del letame. Qualche allevatore locale cresce i bufali maschi per la carne. Una percentuale molto bassa. In conclusione, non è pensabile che possano essere mantenuti "a sbafo" animali improduttivi (i maschi). Anche nei piccoli allevamenti. Significherebbe raddoppiare i costi. E tutto questo sfruttamento, tutta questa sofferenza animale, solo per produrre la mozzarella di bufala! Le uova Molte persone hanno scelto di non utilizzare più le uova, proprio perché circa il 70% delle loro calorie proviene dai grassi, la gran parte dei quali sono saturi. L'uovo contiene inoltre molto colesterolo, circa 200 milligrammi per un uovo di medie dimensioni. Dal momento poi che il guscio dell'uovo è fragile e poroso, e che le condizioni in cui vengono solitamente tenute le galline ovaiole sono di estremo sovraffollamento, l'uovo è l'ospite ideale per la Salmonella, quel batterio che è il maggior responsabile di contaminazione microbica dei cibi. Perché produrre uova significa uccidere animali? Mediamente, al fine di far nascere una gallina ovaiola, un pulcino maschio viene ucciso. Nella maggior parte dei casi viene ucciso subito, tritato, soffocato, gasato. Questo è il caso più "fortunato" per lui. In alcuni altri casi, vive qualche settimana per poi essere macellato come pollo. E questo vale ovviamente anche per le galline dei piccoli pollai a conduzione familiare o amatoriale. Anche per quelle galline che non finiranno mai macellate (come invece finiscono macellate quelle ovaiole degli allevamenti intensivi, in gabbia o a terra che siano, a fine carriera). Se in un pollaio ci sono anche solo cinque galline, da qualche parte saranno nate, no? Non ci sono di certo anche cinque galli. Al più, un gallo. E gli altri quattro, che statisticamente devono essere nati per poter aver le cinque galline femmine? Uccisi. Da qualunque posto venissero le galline. Questa è solo logica, e statistica. L’allevamento in batteria delle galline ovaiole è un sistema industriale e intensivo nel quale le galline vivono la loro breve vita (circa un anno) confinate in una piccola gabbia di rete metallica. Le norme in vigore consentono l’allevamento riservando a ciascuna gallina lo spazio di 550 centimetri quadrati, con una densità di circa 16-18 galline per metro quadrato. Queste innaturali condizioni di allevamento incidono significativamente sulla salute e sul comportamento dell’animale, che viene privato dei suoi bisogni etologici: le unghie crescono a dismisura fino a ritorcersi e spezzarsi, con gravi sofferenze; risulta impossibile aprire le ali; la ricerca di un luogo idoneo ove fare il nido, la raschiatura del terreno e la predisposizione di materiali ove poggiare le uova sono bisogni fondamentali preclusi nelle gabbie di batteria. A causa della loro frustrazione, le galline spesso aggrediscono i propri compagni di gabbia, fino ad arrivare al cannibalismo, per questo viene loro rimosso un terzo del becco per mezzo di un coltello rovente. Le alternative all’allevamento in batteria esistono. Sono l’allevamento all’aperto in cui le galline dispongono di un’area coperta e possono razzolare all’aperto per alcune ore al giorno, deponendo le uova sul terreno o nei nidi; la densità all’esterno di questo allevamento è di una gallina ogni 4 metri quadrati. Oppure l’allevamento a terra in cui gli animali vengono allevati in capannoni all’interno dei quali possono muoversi liberamente ma non hanno l’accesso all’esterno; la densità è di 4 galline su ogni metro quadrato. E infine l’allevamento biologico in cui le galline possono godere di spazi all’aperto e densità minime d’allevamento maggiori e vengono alimentate con mangimi di provenienza biologica. L’industria delle uova afferma che il ricorso a sistemi senza gabbia è eccessivamente costoso e che ciò porterà a un aumento dei costi di produzione e quindi un danno di competitività per le aziende. In realtà, uno studio della Commissione Europea afferma che 12 uova prodotte in allevamento all’aperto costerebbero 32 centesimi di euro in più rispetto a 12 uova di batteria. Ciò significa che un uovo da galline non in gabbia costerà solo 2.6 centesimi in più di uno in batteria. Quando acquistate le uova fate molta attenzione al codice. Non acquistate le uova con codice 3 (galline in gabbia), sono le peggiori in termini di sfruttamento animale. Preferite piuttosto le uova da allevamento biologico (codice 0) oppure, se non trovate le uova codice 0, quelle da allevamento all’aperto (codice 1) o a terra (codice 2). Si può cucinare senza uova? Nella tradizione italiana l'uovo viene utilizzato per pasti frugali, ma soprattutto come ingrediente non indispensabile di svariati piatti. Viene inoltre spesso utilizzato nei prodotti da forno, grazie alla sua proprietà di far amalgamare e gonfiare gli ingredienti. In realtà in tutti questi casi l'uovo non serve, nemmeno per fare i dolci, che vengono buonissimi fatti col latte vegetale, burro di soia o margarina o olio al posto del burro, e al posto dell'uovo si può usare uno dei seguenti trucchi: aumentare leggermente la dose di latte (di soia, ovviamente), oppure 2 cucchiai di fecola di patate, oppure 50 g di farina di mais (per dare ai dolci il classico colore giallo; occorre però diminuire un pò la dose della farina di grano), oppure 2 cucchiai di maizena, oppure 1 banana schiacciata. Per legare gli ingredienti di un polpettone o di un burger vegetariano usare uno dei seguenti prodotti: concentrato di pomodoro, purè di patate, pangrattato bagnato o avena schiacciata.
Linda Pizzuto
VEGANESIMO: UNO STILE DI VITA ALL’INSEGNA DEL RISPETTO PER LA VITA25/09/2010
Una volta compiuta la scelta vegetariana o vegan, occorre fare attenzione
alle etichette non solo quando si va al supermercato, ma anche quando si va
a comprarsi una giacca o un paio di stivali. Quali sono le materie prime a
cui porre particolare attenzione? Ovvio che le pellicce non rientrano
nell'abbigliamento di un vegan etico, ma certo quelle sono facili da
evitare. Anche se bisogna fare attenzione in particolare agli inserti di
pelliccia (polsi, cappucci) dei giubbini invernali: magari si pensa che
siano sintetici, ma spesso non lo sono. Nel dubbio, evitateli!
Ciò che non è così facile evitare sono tutti i prodotti in pelle. Le scarpe,
in primis, ma anche le borse, i giubbotti, e le varie guarnizioni degli
abiti, i divani. Basta solo fare attenzione a quel che si compra, per abiti
e giubbotti, leggendo le etichette, e preferire le alternative in alcantara
o "finta pelle", mentre per le scarpe, il problema si fa più difficile,
perché nei negozi "normali" quasi tutte le scarpe sono in pelle (tranne
quelle estive).
Attenzione a una cosa: non è che la pelle si può tranquillamente usare
"perché tanto l'animale non viene ucciso apposta" e una volta morto per
finire nelle pance altrui tanto vale usare il suo cadavere... no, no! In
primis, perché non lo fareste mai con la pelle del vostro gatto, no? In
secondo luogo, perché gli allevatori guadagnano tanti bei soldini con questo
commercio, e non vorrete mica dar loro dei soldi, dopo che hanno ucciso
l'animale?!
Le scarpe
Esistono materiali sintetici, come la Lorica e il Vegetan che sono
traspiranti e morbidi, e permettono di confezionare ottime scarpe. D'estate
è più facile, perché basta usare scarpe di tela che si trovano anche al
mercato. Oltretutto, l'industria conciaria è una della più inquinanti, e
quindi, rinunciando alla pelle si grava meno sull'ambiente. Nei negozi più
grandi a volte si possono trovare scarpe non in pelle, basta chiedere ai
commessi. Esistono in Italia, inoltre, tre negozi che vendono una linea di
"scarpe vegetariane" di produzione italiana, uno a Verona, uno a Milano e
uno a Vercelli, ma gli acquisti si possono fare anche online.
Come riconoscere le scarpe veg
Per riconoscere le scarpe acquistabili nei negozi non specializzato in
scarpe vegetariane occorre far riferimento all'etichetta che contiene le
informazioni sulla composizione delle 3 parti della calzatura: tomaia,
rivestimento della tomaia e suola interna, suola esterna.
I simboli dei materiali utilizzati generalmente nel commercio di calzature
sono quattro: il primo identifica il cuoio ed è costituito dal disegno in
miniatura di una pelle conciata intera. Il secondo identifica il cuoio
rivestito (è considerato un materiale più scadente) ed il simbolo è un
disegno in miniatura di una pelle conciata intera con un buco romboide al
centro. Il terzo identifica le materie tessili naturali e sintetiche o non
tessute. E' costituito da un disegno raffigurante una specie di reticolato.
Il quarto identifica ogni altro materiale come para o gomma. E' costituito
da un semplice rombo. Solo questi ultimi due simboli identificano dunque dei
componenti non animali.
Il problema è che le informazioni devono riguardare l'80% del materiale
mentre per il restante 20% non è necessario specificare il materiale usato.
In molti casi vengono utilizzati sottopiedi che contengono polveri di cuoio,
come pure i puntali e i contrafforti che, essendo inseriti tra la tomaia e
la fodera non possono essere individuati. Una calzatura che presenti
l'etichetta dell'immagine a lato, potrebbe quindi contenere il 20% di
materiale di origine animale! E' importante quindi cercare di capire "a
occhio" se è possibile che essa lo contenga, e se non si è sicuri è meglio
non acquistare il prodotto.
La lana
Un altro "ingrediente" problematico dell'abbigliamento è la lana: molti
pensano che la lana sia prodotta in maniera naturale e non cruenta. La
realtà è molto diversa. Poche settimane dopo la nascita, alle pecore viene
tagliata la coda senza anestesia, mentre per gli agnelli si procede alla
castrazione. La tosatura viene praticata senza nessuna cura per gli animali,
spesso con mezzi meccanici che provocano dolore e ferite; molte pecore
soffrono il freddo e si ammalano perché esposte alle intemperie dopo le
tosature eseguite in pieno inverno.
Quando le pecore iniziano a produrre meno lana sono mandate al macello e
sostituite con animali più giovani e redditizi. Pensare di rinunciare alla
lana sembra un cosa un po' strana, e difficile, ma in realtà vi sono molti
materiali che si possono usare al suo posto: il velluto, che è fatto di
cotone o materiali sintetici; la ciniglia di cotone; la calda flanella; il
pile, caldo, morbido e leggerissimo. Ne esiste anche in forma di filato, per
cui si possono realizzare maglioni a ferri, proprio come si fa per la lana.
E lo stesso vale per la ciniglia.
I piumini
Leggete attentamente la composizione delle trapunte per il letto e dei
giacconi imbottiti: evitate quelli col "ripieno" di piume! Le piume vengono
strappate alle oche senza alcun riguardo, e soprattutto senza anestesia. Lo
spiumaggio inizia quando il pulcino ha otto settimane e viene ripetuto ogni
due mesi fino a quando la qualità delle piume comincia a risentirne. A
questo punto le oche sono uccise per la loro carne, o sottoposte a un altro
tormento: per settimane vengono iperalimentate forzatamente, con un imbuto
infilato nel becco, affinché il loro fegato si ammali per eccesso di grasso,
e poi vengono uccise per la produzione del "paté de foie gras", vale a dire
"paté di fegato grasso". Le piume d'oca possono oggi essere facilmente
sostituite con imbottitura sintetica, come ad esempio il Fibrefil, sia nei
giacconi che nei piumoni da letto.
La seta
Anche la seta nasconde morte: i piccoli bachi vengono bolliti vivi per
estrarre la seta dei loro bozzoli! Al posto della seta si possono usare
alternative vegetali o sintetiche come la viscosa.
Prodotti per l'igiene personale e della casa, e cosmetici
Tutti ormai han sentito parlare di cosmetici e detersivi "non testati su
animali". Quando la scelta veg si fa per motivi etici, occorre stare attenti
anche a questo genere di prodotti. Ma cosa significa "non testato su
animali"? A oggi è obbligatorio per legge eseguire dei test sugli animali
per gli ingredienti dei prodotti cosmetici e per l'igiene della persona,
prima di mettere in commercio un prodotto. Visto che quello del test su
animali è un obbligo di legge, come può un prodotto dirsi senza crudeltà?
Per convenzione, definiamo così quei prodotti che rispettano uno Standard
internazionale, secondo il quale una ditta deve:
* Non testare su animali il prodotto finito, né commissionare questi test a
terzi.
* Non testare i singoli ingredienti, né commissionare i test a terzi.
* Dichiarare che i test svolti dai suoi fornitori sulle materie prime sono
avvenuti prima di un certo anno a sua scelta (per esempio, 1995). Il che
significa non usare più alcun ingrediente nuovo, ma solo ingredienti
completamente vegetali o di sintesi già in commercio prima dell'anno scelto.
Così facendo, non si incrementa di fatto la sperimentazione su animali.
Le etichette che si trovano sui cosmetici e detergenti non danno alcuna
indicazione sull'adesione o meno a questo Standard, quindi non hanno alcun
valore circa la "non crudeltà" del prodotto.
Inoltre, quando gli ingredienti derivano da sfruttamento e/o uccisione di
animali, anche se non testati, non sono comunque vegan. Si tratta di: grassi
animali, oli animali, gelatina animale, acido stearico, glicerina,
collagene, placenta, ambra grigia, muschio di origine animale, zibetto,
latte, panna, siero di latte, uova, lanolina, miele, cera d'api.
Come fare dunque a sapere quali prodotti comprare e quali evitare? Si deve
sempre e comunque far riferimento a una lista di aziende "positive", che
però è in continua evoluzione... quindi, sia per la lista che per i dovuti
approfondimenti, rimandiamo al sito www.consumoconsapevole.org. Possiamo
dire in generale che nessuno dei prodotti che si trovano al supermercato
vanno bene, mentre molti di quelli che si trovano in erboristeria sono
adatti.
Voglio riportare una bellissima frase che rispecchia molto il modo di vivere
vegan: “ Dovremmo vivere semplicemente, in modo che altri possano
semplicemente vivere”.
Linda Pizzuto
ALTERNATIVE AI SOLITI CIBI. PER UN’ALIMENTAZIONE CRUELTY FREE25/09/2010
Latte, yogurt, burro, panna di soia
Ricchissimo di proteine, e' una valida alternativa al latte vaccino,
totalmente priva di colesterolo e di lattosio, essendo ottenuto dalla
spremitura dei fagioli di soia gialla. E' disponibile al naturale o in
varianti aromatizzate (vaniglia, cacao, frutta, ecc.) e può essere
fortificato con vitamine e minerali (B12, calcio, vitamina D2).
Il gusto varia molto tra una marca e l'altra, e ciascuno deve trovare quello
che più gradisce. A un palato non abituato può risultare non gradevole se
bevuto da solo, ma accompagnato con caffè, cacao, orzo solubile, oppure in
forma di budini e yogurt diventa decisamente appetibile. Personalmente,
suggerisco il latte di soia e riso insieme, che si trova presso alcuni
supermercati e ha un gusto molto delicato e gradevole, specie se bevuto
fresco.
Può essere utilizzato al posto del latte vaccino, sia come bevanda o nella
cottura dei cibi, dolci e salati. Col latte di soia si può fare lo yogurt,
la panna e anche il burro, e tutti questi prodotti si trovano in vendita già
pronti e si utilizzano esattamente come i loro analoghi a base di latte
vaccino; non hanno assolutamente nulla da invidiare a questi, oltre che
essere più salutari perchè privi di colesterolo. Esiste anche la panna
montata di soia, che e' analoga alla panna spray che si trova nei negozi,
mentre la panna montata "fresca" non esiste a base di soia.
Latte di riso, di mandorle, di avena
Il latte di riso è buono bevuto fresco, specialmente d'estate, è adatto per
la colazione coi cereali, o per fare budini e dolci.
Il latte di avena è nutriente ed energetico, ha un gusto molto delicato, è
buono sia bevuto da solo che usato per preparazioni di dolci e budini.
Il latte di mandorle ha un gusto molto marcato, anch'esso è buono bevuto
freddo, anche mescolato col latte di riso. Può essere usato per la
preparazione di un ottimo gelato alle mandorle.
Tempeh
Il tempeh è un prodotto molto gustoso, che si ricava dai fagioli di soia
gialla fermentati. E' una eccellente fonte di proteine, viene venduto in
differenti preparazioni (alla piastra già pronto, da cuocere). Di solito
viene venduto confezionato a fette, e può essere preparato in vari modi. Ha
un sapore molto marcato e particolare, per cui può non piacere a tutti.
Salse varie, maionese e condimenti
Tra le varie salse e condimenti già pronti in vendita nei negozi biologici e
i condimenti, ricordiamo:
* il gomasio, un condimento per l'insalata a base di semi di sesamo
tostati e pestati e sale; si trova anche con l'aggiunta di alghe
spezzettate;
* le salse di soia (shoyu, tamari), molto salate, che si possono
utilizzare per aromatizzare i cibi in piccole quantità, ad esempio sulle
verdure lessate al posto del sale (patate, carote, zucchine, ecc.);
* il miso (di orzo, di riso), un composto molto denso che va
stemperato nelle minestre, nei risotti e nei cereali in chicco lessati e ne
esalta il sapore;
* il tahin, la crema di semi di sesamo, che si utilizza anch'essa per
condimenti, per guarnire panini, e nella preparazione di alcuni piatti.
* vari tipi di maionese vegetale, ottenute dai piselli o dalla soia,
alcune sono aromatizzate con erbe e spezie e sono un valido sostituito della
maionese tradizionale;
* la margarina vegetale (controllare bene l'etichetta, deve riportare
la dicitura "100% vegetale"!) può essere tranquillamente utilizzata al posto
del burro per la preparazione di dolci, se il suo impiego risulta
indispensabile e saltuario;
Alghe
Le alghe sono un'ottima fonte di iodio, ferro, calcio e acidi grassi
omega-3. Non costituiscono invece, contrariamente a quanto molti credono,
una fonte affidabile di vitamina B12. Esistono molte varietà di alghe, tutte
acquistabili al negozio biologico, con differenti sapori (dulse, kombu,
hijiki, wakame, nori, spirulina), che possono essere utilizzate in
pezzetti dentro le zuppe (possono anche essere tolte a fine cottura), oppure
lessate e condite con olio e limone, o ancora utilizzate crude
(salvaguardando così l'integrità degli acidi grassi omega-3) polverizzate su
tutti i tipi di piatti, sempre in piccole quantità. Alcune hanno un sapore
piuttosto marcato, che può piacere o non piacere.
Lievito in scaglie
Il lievito in scaglie è ricco di proteine, vitamine e minerali, mentre non
va per contro considerato una fonte affidabile di vitamina B12. Può
essere aggiunto alle minestre, alla pasta, al riso, al posto del formaggio
parmigiano, e all'insalata, alla verdura cotta e cruda e ai legumi. E'
buonissimo! Non ha nulla a che vedere col lievito di birra che si deve far
sciogliere nell'acqua (per fare il pane, per esempio, o altro)! Questo è
secco, in scaglie, già pronto da usare, e ha tutto un altro sapore.
Mescolato con l'olio di semi di lino, forma una crema spalmabile dal gusto
molto migliore dell'olio consumato da solo.
Melassa nera, malto
La melassa nera è un liquido marrone scuro, denso, dolcissimo, che può
essere utilizzato come dolcificante o spalmato sul pane. E' una ricca fonte
di calcio, ferro e nutrienti. Allo stesso modo si può usare il malto (di
cereali tipo riso, frumento, grano o avena), che tra l'altro è un alimento
ideale per la pratica sportiva.
Olio di lino
L'olio di lino deriva dalla spremitura a freddo dei semi di lino biologici.
E' una fonte indispensabile di acidi grassi essenziali: il consumo di 2
cucchiaini al giorno di questo olio fornisce la dose giornaliera
raccomandata di acido alfa-linolenico, della famiglia degli omega-3. E' un
olio molto fluido, che viene venduto in bottiglie di piccole dimensioni (250
ml) perché si denatura facilmente a contatto con l'aria. Inoltre è sensibile
alla luce e al calore, e per questo una volta aperto va conservato in frigo
nella bottiglia di vetro scuro con la quale viene venduto, ed utilizzato
entro 1 mese sempre su cibi freddi, mai per la cottura. Il suo sapore è
particolare, e ricorda quello del pesce. Chi non lo gradisse, può assumerlo,
anziché come condimento, mescolato con il lievito in scaglie o con erbe
aromatiche, spalmato sul pane.
Linda Pizzuto
I CIBI PROTEICI A BASE VEGETALE: IL TOFU E L’ALGA SPIRULINA25/09/2010
I cibi proteici a base vegetale non sono proprio nulla di nuovo, sono cibi
tradizionali nei paesi orientali. I cinesi producevano tofu già 1000 anni
fa, e i monaci giapponesi preparavano gli arrosti di seitan già nel 15esimo
secolo. In occidente, i cosiddetti "sostituti della carne" (anche se in
realtà sono semplicemente cibi gustosi e 100% vegetali e non hanno nulla a
che vedere con la carne, per fortuna!) appaiono per la prima volta negli USA
nel 1940, grazie a John Harvey Kellogg (divenuto poi famoso per i
corn-flakes), ed erano a base di noci e glutine di frumento (cioè la parte
proteica del frumento). Durante la guerra divennero un cibo popolare grazie
al loro basso costo. Oggi sono molto diffusi nei negozi di alimentazione
naturale e biologica, e si trovano anche in alcuni dei supermercati
"normali" più forniti.
Questi alimenti non sono assolutamente indispensabili, sono solo una
possibilità in più, da usare di tanto in tanto se vicino a casa vostra ci
sono negozi che vendono queste cose a un costo non troppo elevato,
altrimenti, se non li trovate, o il costo è troppo alto... si fa senza, non
sono certo l'alimento base della dieta vegan. Gli alimenti base rimangono
sempre i legumi, i cereali, la verdura e la frutta, preparati in tantissimi
modi possibili!
Il tofu
Il tofu si ottiene cagliando il latte di soia, ed è disponibile in molte
preparazioni (molle, bianco, affumicato, aromatizzato con erbe), quindi non
demordete se quello che avete acquistato per primo non soddisfa il vostro
palato: ci sono così tante marche e varietà che sicuramente riuscirete a
trovare quella adatta per voi! Non tutti i tipi di tofu possono essere
poi consumati allo stato naturale, perché poco gustosi, ma diventano invece
molto gradevoli quando aromatizzati con erbe o utilizzati per preparare
condimenti o per farcire torte (salate e dolci). Il tofu bianco schiacciato
è anche un ottimo sostituto dell'uovo. Tutte le varietà morbide sono inoltre
utilizzate per salse, dolci e dessert. Il tofu si può usare nei ripieni, al
posto della ricotta, tipo torta salata "ricotta e spinaci" e altri piatti
del genere. Mai da solo. Si può semplicemente sbriciolare con la forchetta e
aggiungerlo all'insalata per renderla più "ricca", oppure cucinare delle
verdure stufate (tipo carote, zucchine, ecc.) - non lessate, ma passate in
padella con un pò di cipolla, olio, un pò d'acqua, sale, pepe, prezzemolo o
basilico - e poi aggiungerci il tofu e lasciare ancora insaporire 5 minuti.
Il tofu va sempre usato così, aggiunto ad altre cose per rendere un piatto
più ricco e nutriente, e va lasciato insaporire con gli altri ingredienti,
perché da solo non ha un sapore che incontra il gusto dei palati
occidentali. Si può anche usare tagliato a fette sottili nei panini assieme
ad altre cose (verdure varie e maionese per esempio).
Il tofu è una fonte eccellente di proteine, vitamine, ferro, calcio e altri
minerali.
L’alga spirulina
La Spirulina è un’alga microscopica e deve il suo nome alla forma naturale
che ricorda una spirale. Quest’alga si sviluppa per fotosintesi
clorofilliana come avviene per le piante e si trova originariamente nei
laghi messicani e dell’Africa occidentale.
Venne utilizzata per molto tempo come alimento primario da popolazioni come
Aztechi (Messico) perché ricca di vitamine, sali minerali e proteine. Queste
le vitamine presenti: carotene, vitamina E, tiamina, riboflavina, acido
pantotenico, inositolo, acido folico, biotina . La Spirulina é un
concentrato totalmente naturale di molti alimenti nutritivi vitali, alcuni
dei quali come le proteine e le vitamine B12 non sono presenti in questa
quantità in nessun altro alimento conosciuto del regno vegetale.
Essendo un alimento coltivato naturalmente, quindi senza l’ausilio di
sostanze chimiche è priva di residui di pesticidi.
Solo 3 grammi di Spirulina al giorno forniscono una quantità di vitamina B12
come nessun altro prodotto di origine naturale, questa micro alga contiene
due volte e mezzo più vitamina B12 che l'alimento di origine animale che più
gli somiglia: il fegato.
Questo fa si che sia considerata la fonte più ricca di questa vitamina
finora scoperta.
Minerali presenti: calcio, magnesio, fosforo, ferro (in rilevanti quantità,
fino a 20 volte più dello spinacio che notoriamente è considerata la verdura
più ricca di questo minerale), sodio, potassio, manganese, zinco e tracce di
cromo, cobalto e selenio, inoltre è un integratore di vitamina A, vitamina
B6, vitamina B12, vitamina E, selenio, potassio, magnesio, colina e
inositolo.
Possiede inoltre proprietà antivirali, antimutagene ed antiossidanti,
risulta essere quindi molto importante anche perché stimola e rafforza il
sistema immunitario.
La Spirulina visti i suoi alti contenuti nutritivi andrebbe somministrata
non più di 2 o 3 volte alla settimana e deve essere conservata al riparo
dell'umidità, dalla luce e dal calore. Ha un gusto molto gradevole ed è
facile da preparare e ora anche da reperire, sia in erboristeria, che nei
negozi specializzati in alimenti orientali. Stimola il senso di sazietà.
Inoltre è un ottimo ricostituente che favorisce la depurazione e
l’eliminazione delle tossine. Si consuma in polvere in succhi, yogurt e
centrifugati di verdura ma ci sono anche ottime ricette con la pasta.
Linda Pizzuto
L’UOMO E’ ONNIVORO?25/09/2010
" I veri onnivori e i veri carnivori, quando sono affamati, sono attratti
istintivamente da animali e carogne che vedono e che interpretano come cibo
immediato. Questo non accade mai all’uomo. Il ribrezzo che ogni uomo normale
e sano prova alla vista del sangue e di un cadavere è la prova della sua
natura non carnivora." ( Girolamo Savonarola)
" L'estrema avversione che alcuni adulti e molti bambini mostrano nei
confronti della carne di ogni tipo, è attribuita da Fitch ad una tendenza
atavica, cioè alla sopravvivenza dell'istinto primitivo dei nostri antenati
preistorici che non mangiavano carne” - ( J. H. Kellog)
Gli esseri umani genericamente sono molto spesso descritti come " onnivori".
Questa classificazione e' basata sull'osservazione tangibile che normalmente
si nutrono di una grande varietà di cibi vegetali e animali. Per quanto la
maggior parte degli esseri umani siano chiaramente onnivori dal punto di
vista "comportamentale", resta da chiarire se lo siano altrettanto da un
punto di vista anatomico. Focalizzarsi sull’anatomia e fisiologia umana
rappresenta il modo migliore e piu' obiettivo di affrontare la questione.
Quindi, dobbiamo osservare i mammiferi carnivori, erbivori ed onnivori per
individuare quali caratteristiche anatomo-fisiologiche sono associate ai
diversi tipi di dieta e comparare le nostre caratteristiche per vedere a
quale gruppo l'essere umano dovrebbe essere catalogato realmente. Ecco
dunque il confronto tra le caratteristiche dei carnivori, erbivori e
frugivori, onnivori. I dati scientifici sono tratti da "The Comparative
Anatomy of Eating" di Milton R. Mills.
Muscoli facciali
Carnivori: ridotti, per permettere un’ampia apertura della bocca
Erbivori: ben sviluppati
Onnivori: ridotti
Umani: ben sviluppati
Tipo di mandibola
Carnivori: ad angolo non ampio
Erbivori: ad angolo ampio
Onnivori: ad angolo non ampio
Umani: ad angolo ampio
Posizione dell’articolazione mandibolare
Carnivori: sullo stesso piano dei denti molari
Erbivori: al di sopra del piano dei molari
Onnivori: sullo stesso piano dei denti molari
Umani: al di sopra del piano dei molari
Principali muscoli mandibolari
Carnivori: temporali
Erbivori: massetere e pterigoideo
Onnivori: temporali
Umani: massetere e pterigoideo
Apertura bocca della bocca in rapporto alla dimensione della testa
Carnivori: grande
Erbivori: piccola
Onnivori: grande
Umani: piccola
Denti incisivi
Carnivori: corti ed acuminati
Erbivori: ampi, piatti e a forma di spada
Onnivori: corti ed acuminati
Umani: ampi, piatti e a forma di spada
Denti canini
Carnivori: lunghi, affilati e curvi
Erbivori: non taglienti e corti o lunghi (per difesa), o assenti
Onnivori: lunghi, affilati e curvi
Umani: corti e smussati
Denti molari
Carnivori: affilati, a forma di lama frastagliata
Erbivori: piatti con cuspidi, superfici complesse
Onnivori: a lame affilate e/o piatti
Umani: piatti con cuspidi nodulari
Masticazione
Carnivori: nessuna; deglutizione del cibo intero
Erbivori: necessaria una prolungata masticazione
Onnivori: deglutizione del cibo intero e/o semplice schiacciamento
Umani: necessaria una prolungata masticazione
Saliva
Carnivori: assenza di enzimi digestivi
Erbivori: enzimi digestivi per i carboidrati
Onnivori: assenza di enzimi digestivi
Umani: enzimi digestivi per i carboidrati
Acidità dello stomaco
Carnivori: pH inferiore o uguale a 1 con cibo nello stomaco
Erbivori: pH 4 - 5 con cibo nello stomaco
Onnivori: pH inferiore o uguale a 1 con cibo nello stomaco
Umani: pH 4 - 5 con cibo nello stomaco
Capacità dello stomaco
Carnivori: 60% - 70% del volume totale del tratto digestivo
Erbivori: inferiore al 30% del volume totale del tratto digestivo
Onnivori: 60% - 70% del volume totale del tratto digestivo
Umani: tra il 21% e il 27% del volume totale del tratto digestivo
Lunghezza dell’intestino tenue
Carnivori: da 3 a 6 volte la lunghezza del corpo
Erbivori: da 10 a piu’ di 12 volte la lunghezza del corpo
Onnivori: da 4 a 6 volte la lunghezza del corpo
Umani: da 10 a 11 volte la lunghezza del corpo
Unghie
Carnivori: artigli affilati
Erbivori: unghie piatte o zoccoli
Onnivori: artigli affilati
Umani: unghie piatte
Dunque, prestando attenzione alla composizione dell’organismo umano vediamo
che l’uomo è un essere molto simile alla scimmia e abbastanza simile ad un
animale frugivoro fruttariano; le unghie, i denti, la composizione salivare
non lo assimilano certo ad un carnivoro. Ma il dato più interessante è senza
dubbio la lunghezza dell’intestino di gran lunga superiore a quello di un
animale carnivoro. Durante le varie fasi di digestione le proteine della
carne, nelle condizioni di temperatura del tratto digestivo, sono soggette a
processi putrefattivi con sviluppo di sostanze tossiche che è bene non siano
assorbite, ed è per questo motivo che i carnivori hanno un intestino breve,
che permette di ridurre il tempo di permanenza all’interno del corpo ed il
conseguente rischio d’assorbimento delle tossine. Gli animali erbivori,
dovendo provvedere al laborioso processo di demolizione della lunga catena
della cellulosa fino al glucosio, devono avere un intestino molto lungo che
permette un maggiore tempo di permanenza all’interno del corpo. La lunghezza
del nostro intestino non permette una veloce espulsione di tutte le sostanze
tossiche presenti. Prodotti della decomposizione della carne sedimentano nel
tubo digerente, fino a dare origine a pericolosi composti possibili
cancerogeni. Altro fattore importante è l’apporto di sostanze tossiche che
derivano dalla morte dell’animale: l’irrigidimento fisiologico porta acido
lattico a cui si aggiungono le tossine “da paura” sviluppate dall’animale al
momento dell’uccisione o dai tranquillanti che gli hanno iniettato per
renderlo meno nervoso. Questi ultimi si sommano alle tracce di farmaci o
sostanze assunti nell’arco della vita dall’animale che sono: ormoni,
antibiotici, erbicidi, diserbanti o pesticidi, induttori di crescita,
inibitori della tiroide, tranquillanti.
E’ stato ormai dimostrato che la carne è poco adatta al consumo umano. Gli
esquimesi, ad esempio, che vivono di carne e pesce, muoiono presto; la
durata della loro vita non supera i trent’anni. Non a caso, la popolazione
più longeva della Terra , gli Hunza possono definirsi tutto tranne che
carnivori! Non bisogna poi sottovalutare un dato importante. Il continuo e
crescente bisogno di foraggio riduce la terra coltivabile per l’uomo e l’uso
massiccio di fertilizzanti e pesticidi sta avvelenando le falde acquifere e
rende sterili vastissimi territori. I liquami emessi dalle stalle
industriali alterano pericolosamente fiumi, laghi, mari e terreni. Inutile
ricordare che queste stesse sostanze in ultimo finiscono per inquinare anche
noi!
Gli enormi interessi economici hanno spinto la popolazione a credere che la
dieta sana è quella a base di carne. La carne è diventato un simbolo di
benessere anche per i paesi emergenti. E le persone che muoiono di fame
aumentano sempre più proprio per questo motivo. I loro terreni vengono
sfruttati senza regole per la produzione di foraggio. Una vita senza carne è
auspicabile? In effetti lo è, ripensando a come ci nutrivamo un tempo e
prima dell’avvento di questo gran consumismo. Le diete vegetariane o vegane
completamente bilanciate sono salutari, adeguate dal punto di vista
nutrizionale e comportano benefici per la salute e il trattamento di alcune
patologie. Le diete vegetariane nell’infanzia e nell’adolescenza possono
essere d’ausilio nello stabilire sani schemi alimentari validi poi per tutta
la durata della vita.
Nei summit mondiali si parla molto di come incrementare la produzione
alimentare. Ma il tema assente dal panorama dei dibattiti sono le abitudini
alimentari dei consumatori nei paesi ricchi che preferiscono mangiare
prodotti animali pieni di grassi e altri cibi al top della catena alimentare
globale, mentre i fratelli del Terzo Mondo muoiono di fame perché i loro
terreni sono utilizzati per coltivare cereali destinati agli animali. Da
tempo ormai si aspetta una discussione globale su come meglio promuovere una
dieta vegetariana diversificata, ad alto contenuto di proteine e adatta
all’intera umanità. Purtroppo ancora oggi non è stata trovata ( o voluta )
alcuna soluzione.
Linda Pizzuto
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